Un acufene (dal greco ἀκούω «udire» e ϕαίνομαι «manifestarsi», tinnitus in lingua latina), in medicina, è un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni, ecc.) che l’orecchio percepisce come fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto.

Esso non è classificabile come una malattia, ma è una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause. Tra di esse si possono includere: danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell’orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell’orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l’esposizione a suoni di elevato volume. La sospensione dell’assunzione di benzodiazepine può essere anch’essa una causa. L’acufene può essere un accompagnamento della perdita dell’udito neurosensoriale o una conseguenza della perdita dell’udito congenita, oppure può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico).

L’acufene è solitamente un fenomeno soggettivo, tale da non poter essere misurato oggettivamente. La condizione è spesso valutata clinicamente su una semplice scala da “lieve” a “catastrofico” in base agli effetti che esso comporta, come ad esempio l’interferenza con il sonno e sulle normali attività quotidiane.

Se viene individuata una causa di fondo, il suo trattamento può portare a miglioramenti. In caso contrario, in genere si ricorre alla psicoterapia. Al 2016, non vi sono farmaci efficaci. La condizione è frequente, con una prevalenza che si attesta tra il circa 10% ÷ 15% delle persone, la cui maggioranza dimostra di tollerarla bene, dimostrandosi un problema significativo solo nell’1-2% degli individui.

 

Ipoacusia, calo uditivo e abbassamento dell’udito

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